Pagina:AA. VV. – Opuscoli e lettere di riformatori italiani del Cinquecento, Vol. I, 1913 – BEIC 1888692.djvu/36

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quel tale non ha la vera fede inspirata, la qual Dio dona alli suoi eletti per giustificarli e glorificarli. E tengo per fermo che san Giacomo intese questo, quando dicea: «Mostrami la tua fede dalle opere tue, e io ti mostrerò dalle opere mie la fede mia». Intendendo che colui, il quale attende all’ambizione e piaceri del mondo, quantunque dica di credere, non crede, poiché non mostra in sé gli effetti della fede. Possiamo ancora assimigliare questa santissima fede, che giustifica, alla divinitá ch’era in lesti Cristo, il qual, essendo vero uomo, ma senza peccato, operava cose stupende, sanando gl’infermi, illuminando i ciechi, camminando sopra all’acque e suscitando i morti. Ma queste opere miracolose non erano cagione che Cristo fosse Dio. Innanzi che operasse alcuna di queste cose egli era Dio e Figliuolo legittimo e unigenito di Dio, e non gli era necessario, per esser Dio, operare cotali miracoli; ma perché egli era Dio, gli operava: onde questi miracoli non facevano che Cristo fosse Dio, ma dimostravano che egli era vero Dio. Cosí la vera fede viva è una divinitá nell’animo del cristiano, il qual opera mirabilmente né mai si truova stanco dalle buone opere. Ma queste opere non sono cagione che’l cristiano sia cristiano, cioè giusto, buono, santo, gratissimo a Dio. E a lui non era necessario, per diventar tale, far cotali opere; ma egli, perché è cristiano per la fede, come Cristo uomo, per la divinitá, era Dio, fa tutte quelle buone operazioni : onde queste buone operazioni non fanno che ’l cristiano sia giusto e buono, ma dimostrano che egli è buono e giusto. Adunque, si come la divinitá di Cristo era cagione di suoi miracoli, cosí la fede, operando per dilezione, è cagione delle buone opere del cristiano. E, si come si diceva di Cristo: — Egli ha fatto quello e quest’altro miracolo; — e tali miracoli, oltra che glorificano Dio, furono ancora di grandissimo onore a Cristo com’uomo, il quale, essendo ubbidiente insino alla morte, fu da Dio premiato nella resurrezione, essendogli dato ogni podestá in cielo e in terra, la quale innanzi, come uomo, non aveva, e questo merito per la unione che ha il Verbo divino con l’umanitá di Cristo: cosí fa la fede nel cristiano, la qual, per la unione che ha con l’anima, quello, che