Pagina:AA. VV. – Sonetti burleschi e realistici dei primi due secoli, Vol. I, 1920 – BEIC 1928288.djvu/10

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4 i - rustico filippi

VI

Di due cognate, che non mandano troppo buon odore.

Volete udir vendetta smisurata,
c’ha fatta di sua donna l’Acerbuzzo?
La barba lunga un mese n’ha portata,
4orando che dovea far Giovannuzzo.
Dio, com’bene le stette a la sciaurata,
quand’ella sofferia cosí gran puzzo!
Per quella via ne vada la cognata,
8s’altra vendetta non è di Cambiuzzo.
Dunque, bene n’andrá per quella via:
ché ’nmantenente fue passato il duolo,
11ch’e’ la dissotterrò, per che putta.
Almen faccia vendetta del figliuolo!
Ma per quel, ch’io ne spero che ne sia,
14per un fiorin voglio esser cavigliuolo.

VII

Pare rivolto ad una delle due cognate del sonetto precedente.

Non riconoscereste voi l’Acerbo,
ancor che voi il vedeste molto a sera?
Si fareste, ché non fue da Viterbo
4non è ancora una semana intera.
Del compagno noi dico, ché ’I mi serbo,
ché troppo arrosserebbe ne la céra;
in pasto il tegno e tuttavia lo nerbo,
8ché verrá or con via maggiore schiera.
Non ch’io v’aprisse, monna leonessa,
si gran lezzo vi vien per la quintana:
11ch’altri avrá quella peverada spessa.
Molto vi mostravate piemontana;
fatta siete reina, di contessa:
14Frián v’aspetta quest’altra semana.