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vii - cecco angiolieri 101

LXXVI

E di quelli, che produce la povertá.

Cosi è l’uomo, che non ha denari,
come l’uccel quand’è vivo pelato;
E uomin di salutarlo li son cari:
4com’un malatto sei veggion da lato.
E dolci pomi li paion amari,
e ciò, ch’elli od’e vede, li è disgrato;
per lu’ ritornan li cortes’avari:
8or quest’è ’1 secol del pover malfato!
Un rimedi’ ha per lu’ in questo mondo:
ched e’ s’alTogh’anz’oggi, che domane,
11che fa per lu’ la mort’e non la vita.
Ma que’, c’ha la sua borsa ben fornita,
ogn’uom li dice: — Tu se’ me’, che ’l pane, —
14e ciò, che voòl, come mazza va tondo.

LXXVII

Senza denari non si può aver gioia d’amore.

Se l’omo avesse ’n sé conoscimento,
in tutto lasserebbe Amore stare,
se non avesse di quel fornimento,
4che si bisogna a quei, che vói amare:
ciò è di fiorin molti abbondamene,
e ricche gioie per poter donare
a quella donna, ch’elli ha en piacimento,
8si ch’alcun don da lei possa acquistare:
e possa star gioioso tra la gente,
e non sia per alcun mostrato a dito,
11né fatto di lui beffe spessamente.
Chéd e’si vede Ioni, ch’è arricchito,
che, per amar basso o vói altamente,
14quello, ch’e’fa, si è sempre gradito.