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6 | i - rustico filippi |
X
A messer Lambertuccio Frescobaldi, motteggiandolo per la sua avarizia.
Messer Bertuccio, a dritto uom vi casgiona
che Fazo non guardate del veleno;
e ciascun fiorentin di ciò rasgiona,
4ch’e’ non va ben sicuro a pallafreno.
Un gran distrier di presgio hae a Chermona,
che mille livre il dice in tutto ’l meno:
fate che vegna per la sua persona;
8non siate scarso in sua guardia, né leno.
E questo dico e vo’ che sia sentenza,
credendo il me’ di voi dicer, per vero:
11messer Bertuccio il guardi per Fiorenza,
ché de lo ’ngegno suo sta cavaliero;
e ’l Chiocciolo gli deggia far credenza:
14non ch’io ne dótti, tant’ha il viso (èro.
XI
Apologia di una moglie onesta, vittima delle calunnie della gente.
Oi dolce mio marito Aldobrandino,
rimanda ormai il farso suo a Pilletto:
ch’egli è tanto cortese fante e tino,
4che creder non dèi ciò, che te n’è detto.
E non star tra la gente a capo chino,
che non se’ bozza, e fòtene disdetto;
ma, si come amorevole vicino,
8con noi venne a dormir nel nostro letto.
Rimanda il farso ormai, piú noi tenere,
ché mai non ci verrá oltre tua voglia,
11poi che n’ha conosciuto il tuo volere.
Nel nostro letto giá mai non si spoglia!
Tu non dovei gridare, anzi tacere:
14ch’a me non fece cosa, ond’io mi doglia.