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14 | i - rustico filippi |
XXVI
Di una certa prodezza d’una donna libidinosa.
Da che guerra m’avete incominciata,
paleserò del vostro puttineccio,
de la foia, che tanto v’è montata,
4che non s’attuteria per pai di leccio.
Non vi racorda, donna, a la fiata,
che noi stemmo a San Sebio in tal gineccio?
E, se per moglie v’avesse sposata,
8non dubbiate ch’egli era un bel farneccio
Ché foste putta il die, che voi nasceste
ed io ne levai saggio ne la stalla,
11ché ’l culo in terra tosto percoteste.
E, sed io fosse stato una farfalla,
maraviglia saria, si mi scoteste:
14voi spingate col cui, quando altri balla.
XXVII
Profferte falliche ad una femmina, che non è zitella.
A voi. Chierma, so dire una novella:
se voi porrete il culo al colombaio,
cad io vi porgerò tal manovella,
4se non vi piace, io non ne vo’ danaio.
Ma tornerete volontier per ella,
ch’ella par drittamente d’un somaio;
con tutto che non siate si zitella,
8che troppo colmo paiavi lo staio.
Adunque, Chierma, non ci date indusgio,
ché pedir vi farabbo come vacca,
11se porrete le natiche al pertusgio.
Tutte l’altre torrete poi per acca:
si vi rinzafTerò col mio segusgio,
14che parrá eh Arno v’esca de la tacca.