Vai al contenuto

Pagina:AA. VV. – Sonetti burleschi e realistici dei primi due secoli, Vol. I, 1920 – BEIC 1928288.djvu/212

Da Wikisource.
206 xx - messer niccolò del rosso

XVIII

La soave donzella placa l’agitato animo del poeta.

Vengono tra gli spirti mei piú volte
diverse fitte, che tutti gli squassa,
qual per disio, qual per fortuna bassa,
4secondo le varietá, ch’ènno molte.
E quigli cum le membra fiacche e sciolte,
come fosser morti, cader si lassa:
se non che l’anima, che linde passa,
8crida:— Che fate vui, oi zente stolte?
Or non vedete qui starsi nel core
questa donzella piena di vertute,
11matre e figliuola e sposa d’Amore?
Pregate lei, che vi può dar salute! —
Allor gli dolenti chèdono abento,
14e quella ognun di paze fa contento.

XIX

E gli assicura la beatitudine.

Lo core clama li spiriti, e crida:
— Venite ne la mente dentro al coro,
ché quine dèe esser lo consistoro,
4per mandato di questa, che zi guida. —
Unde l’alma lieta, che par che rida,
ad uno et altro dize di costoro:
— Vedrete za lo nobele tesoro,
8ch’Amor ni presta, tanto a nui se fida. —
Allor andonno al loco deputato,
e li trovón la donzella formosa,
11si splendida, ch’ognun vi fu abbagliato.
Poi quella, per la sua vertú pietosa,
gli fa beati di zò, che gli plaze;
14cusi denanti a lei vivono en paze.