Pagina:AA. VV. – Sonetti burleschi e realistici dei primi due secoli, Vol. I, 1920 – BEIC 1928288.djvu/220

Da Wikisource.
214 xx - messer niccolò del rosso

XXXIV

Non sa scrutare in certi decreti della Provvidenza.

Increata vertú, eo non contendo
ch’onni tuo zudicato non sia il meglio;
ma pur fra nui appar oscuro speglio,
4a l’umana natura troppo orrendo.
Ch’eo vezo omo en etate fiorendo,
cum senno, costumi e saldo conseglio,
morire ’nanzi ch’él doventi veglio,
8lassando tutto ’l mondo lui planzendo.
Unde seranno sconsolati molti;
viranno odi, lite e grande guerre;
11cadran i zusti, regnaranno i stolti;
rapine, furti, destruzion di terre:
e non conosco come tu il consenti:
14se non che di’ boni piú ti contenti.

XXXV

Al mondo è piú apprezzato chi meno è degno.

Quanto fra me piú penso, eo ne so meno
come si volga il mondo per ventura,
se non ch’eo lasso adoprar la natura;
4conosco ben ch’él non è om terreno
tanto di vertú, senno e gracia pieno,
che fazza a punto onni fatto a mesura:
per che talor neglettisse e non cura
8a zascun vicio en tutto poner freno.
Und’eo credo, qual ha, cui piú deletta
lo stato del proximo et ame lui,
11sia da lodare, e chi iusticia affetta.
Ma questo non addevène tra nui:
anzi si presia et è tenuto caro
14diletto qualunqu’è, che fa il contraro.