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i - rustico filippi | 21 |
XL
Mai non si estingue il fuoco, che lo abbrucia.
Similmente la notte come ’l giorno
io dormo e poso ed ho sollazzo e gioco;
e simile mi volgo e giro intorno,
4e sto, senza pensier doglioso, poco.
E spesse volte a pianger mi ritorno,
e quindi bagno l’amoroso foco;
e lo pensiero e ’l pianto è ’l mio soggiorno;
8oi lasso, ché tutto ardo e’ncendo e coco!
E nessun foco mai cangia calore,
o che faccia languire o tormentare,
11per certo non, com’fa il foco d’Amore.
Ché’l naturai ti fa poco durare;
ma quegli a vita, ca piú tosto more,
14a cui non vòle Amore allegro fare.
XLI
Confessa ad Amore che non può piú sopportare la sua pena.
Amore, a voi domando perdonanza,
si corno fin servente al suo segnore,
s’eo dico cosa, che vi sia pesanza,
4ché sofferir non pò la doglia il core.
Sacciate che segnor sanza pietanza
tanto non vai, com’s’ha pietoso il core.
Oimè, che dissi! Forse che fallanza
8terrá che ’nver’di lui dett’aggia, Amore.
Vengianza, se fallato aggio, ne prenda,
ché la pena ni’incalcia e dá conforto
11ch’io dica, e poco pensa ch’io misprenda.
Però perdón dovria trovar del torto:
ma prego la rasgion che mi difenda
14e de l’altezza mi conduca a porto.