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i - rustico filippi | 29 |
LVI
3 — MADONNA
Gli si chiarisce ardentemente innamorata.
Assai mi son coverta, amore meo:
oi lassa me, piú non posso soffrire;
cotanto forte d’Amor son presa eo,
4ch’io non aggio potenza, omè, di dire!
Ch’io non amo né temo tanto Deo,
quanto te, amoroso e dolze sire;
e vo’ ben che tu sacce e penzi ch’eo
8condotta son per te presso al morire.
E, se con gli ocelli piangi o ti lamente,
e’ son quella, che non trovo riposo
11lo di, ch’io non ti veggio, amor piagente.
E, se due giorni o tre mi stesse ascoso,
io n’anderei piangendo infra la gente,
14cherendo te, meo sir disideroso.
LVII
4 — POETA
È grato ad Amore d’averlo fatto innamorare e contraccambiare.
Gentile ed amorosa ed avvenente,
cortese e saggia con gaia sembianza,
ben aggia il giorno, che vostro servente
4Amor mi fe’, di voi, che simiglianza
non avete né pare, al mio parvente;
conforto e doglia m’è vostra pesanza,
pensandome ch’Amor veracemente
8vi stringa, dolce donna, per amanza.
Di ciò prendo conforto nel coraggio,
e dòlemi se voi doglia portate:
11ché, quando voi dolete, io gioi’ non aggio.
Ma, se di me vi pesa o se m’amate,
Amor ringrazo, che ’n suo segnoraggio
14ini tène, e voi, madonna, ha in potestate.