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34 | ii - ser iacopo da leona |
VI
Amore stringe solo il poeta e lascia libera la donna.
Amore par ch’orgoglioso mi fera,
tanto abbondosainente mi dá ’n costa;
piú m’incalcia, che seguscio la fèra,
4che ’n piano non la dimette né ’n costa.
Quanto partir piú mi vói’ da la fèra,
tanto a lei mi ristringe ed accosta:
madonna per se sola non mi fèra
8cotanto male, che troppo mi costa.
E bene sape corno son suo servo
e conio ubediente le son stato;
11ma giá l’Amore non ci pone mente.
Anzi distringe me solo, che servo:
e lei non tocca né move di stato,
14e pártelesi da core e da mente.
VII
In amore non basta acquistare: bisogna conservar l’acquistato.
S’i’ lasciat’ho, per far mia volontade,
ben’è s’io n’ho disasgio, s’io noi tenni;
fare uno acquisto non è gran bontade,
4ma tener l’acquistato sol i senni.
Ché, quanto l’uomo è piú sú, se ne cade,
tanto maggiormente dice: — Mal m’attenni! —
ed io, che non porta salir piú grade,
8per far contegna in basso ne divenni.
Ed addivèn che, per troppo savere,
tolle savere ed addivèn I oni matto,
11e dopo danno patto vuol cherére.
Merzé chero, ché so c’ho troppo fatto,
che mi doniate il vostro buon volere,
14ché non s’avvien d’aver voi, se non ratto.