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10 lirici marinisti

XII

LA CANTATRICE

A Settimia, figliuola di Giulio Romano

     Chi non sa quanto puote
l’umano canto in noi
colle vezzose note
de’ bei numeri suoi,
overo il canto angelico non crede,
venga ad udir costei, che ne fa fede.
     Ella, mentre, sedendo,
va co’ taciti avori
di sue dita scorrendo
gli altri avori sonori,
canta in tal guisa e cosí dolcemente,
che per l’orecchie i cor fura alla gente.
     Or volanti passaggi,
or affetti e sospiri,
ora fughe e viaggi,
or riposi e rispiri,
ora suole alternar dolci durezze,
ora suole intrecciar dure dolcezze.
     Quando schiude un accento
tremolante e soave,
quando move un concento
armonioso e grave,
quand’alto forma il canto e quando basso,
quando vivace il fa, quando il fa lasso.
     E, quasi un rio corrente,
qui mormorar appena,
lá gemer altamente
tu l’odi in nota piena;
qui gir quïeta e placida l’ammiri
lá gorgogliar con tortuosi giri.