e con auree bandiere
a pena nato il giorno
de’ chiusi alberghi altrui scuoton le porte,
rese nel male accorte
lascian l’armi, e con lor, se non l’ardire,
depongon almen l’ire;
e ammutolito il rauco suon la tromba
altrui piú non minaccia e morte e tomba.
L’altre stagioni ornate
portan corona al crine
che, come varie son, varia colori;
le chiome circondate
hai tu di vaghe brine
e sol godi vestir puri candori.
Co’ superbi amatori
ch’a l’amata beltá professan fede,
che bianca esser si crede,
gareggiando in vestir candido, mostri
che non sta fedeltá sott’oro ed ostri.
Depon la serpe il tòsco,
lascia il leon lo sdegno,
ogni fèra piú fiera è resa umíle.
De le lor furie il bosco
solo è ricetto degno;
stassi illesa la greggia entro l’ovile.
Stagion cara e gentile,
di veder l’anno ancora un giorno io spero
esser un verno intero,
perché ’n te gode sol lieto e giocondo
e la sua pace e la sua gioia il mondo. —