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pier francesco paoli 73

dopo le sospirate
mie vigilie amorose,
per prolungar la vita,
verrò del sonno a mendicar l’aita.
In quell’ima pendice,
piú che in alto palagio,
trarrò sicuri i giorni,
mentre talor fortuna
con violento sdegno
per le ruine altrui scuote il suo regno.
In quell’ermo ricetto,
con divoti sospiri
adorarò, d’ogni pensier disciolto,
peregrino idolatra, il tuo bel volto.
Godo, mia bella, godo,
che vivi in parte dove
non giunge irato il fulmine di Giove.
Spero ben che terrai
quivi esposto il tuo core,
per mio conforto, ai fulmini d’amore.
Giá non tem’io ch’il Tebro
venga, come talor tumido ei suole,
per inondar quella terrena soglia;
ché ne sarò custode,
ed esalando fiamme
fuor del mio cor geloso,
respingerò l’assaltatore ondoso.
Albergo prezïoso,
mio vago paradiso,
mio leggiadro orïente,
da cui, di balcon privo,
tu, mio bel sole adorno,
quante volte apri l’uscio, apri il mio giorno;
chi potrá dir che ancora
sia superbo tiranno,
se per le tue bellezze,