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Pagina:Acri - Volgarizzamenti da Platone.djvu/113

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viene amente, appena ch’è legata in un corpo mortale; poi appresso quando l’onda della crescenza e della nutrizione invade men rigogliosa, e le rivoluzioni si tranquillano di nuovo e vanno per la loro via, pigliando con il volger del tempo sempre un migliore assetto, allora, da poi che tutt’i cerchi son tornati a lor modo sereno, le regolate rivoluzioni appellando dirittamente le cose fanno savio colui che le possiede. Se ancora viene in ajuto un buono nutrimento di educazione, l’uomo s’affranca dal morbo piè esiziale, e si fa perfettamente intiero e sano; ma se non ci badi, mena una vita sciancata, e poi, imperfetto ed inintelligente va di nuovo nell’inferno. Ma son cose d’appresso. Ma, il soggetto che ci sta innanzi ora, si dee trattar meglio; e prima trattiamo del corpo considerato nelle sue singole parti, e dell’anima, dicendo per quale cagione e per quale provvidenza degli Dei si generarono: e cammineremo nel nostro discorso, appigliandoci a quello ch’è più verosimile.

Gl’Iddii, imitando la forma dell’universo che’è ritonda, legarono le due rivoluzioni divine in un corpo, sferale, questo che ora chiamiamo capo, ch’è cosa divinissima e tiene la signoria sopra tutte le altre membra. E composero insieme il corpo, e glielo dettero per servigio suo, che capivano ch’esso dovrebbe partecipare d’ogni futuro movimento; e per non farlo andare ruzzoloni per la terra, la quale in ogni guisa dove si lieva, dove s’avvalla, e non farlo penare li a montar su, li a calar giù, l’adagiarono di questo cocchio. Per questo il corpo fu