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Pagina:Alamanni - Avarchide.djvu/28

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cix
     Son del medesmo poi Lenissa e Schia,
Molto a quelle vicine, e son disgiunte
Da sì breve confin, che si diria
Una, e se forse due, troppo congiunte;
Or il suo vecchio re lo stuol seguia,
Di fido e vero amor l’anime punte:
E ben sedici insegne hanno spiegate,
Le più vaghe di tutte e meglio armate.
cx
     Poscia di qua dal mare, ove si stende
Della Gallia il famoso e bel paese,
Quanto la terra Armorica comprende
E dal Britanno sen riceve offese,
Dal loco ove superba Era gli rende
Dell’onde il dritto che ’n Gebenna prese
Fin nella foce ove discende Olina
Ch’al Monte di Michel dritta s’inchina;
cxi
     Ubbidisce all’impero di Tristano,
Del re Meliadusse il germe eletto:
A cui del popol suo ripose in mano
Lo scettro il re, che si chiamava Ovetto,
Di cui ’l padre onorato era germano
E di tempo minor, ma più perfetto;
E con dodici insegne era venuto
Per dare al campo al maggior uopo aiuto:
cxii
     Però che ’l dì medesmo arrivat’era
Che ’ntra’ due primi fu l’amara lite.
Blomberiffe e Blanor menano schiera
Di genti a quei per vicinanza unite,
Della famosa Neustria, dove altera
S’accompagna la Sena ad Anfitrite
Con sommo onor, ma in tutto ciò si sdegna
Di lassar il terreno ov’ella regna.
cxiii
     Di tante alme città fiorite e chiare
Sei sole insegne han seco de’ migliori,
Che ’l possente Roan non vuol restare,
Senza i suoi, preda a’ barbari furori;
Gostanza e l’altre poi più presso al mare
Ha il consiglio affermato de’ maggiori
Di mandar pochi e bene usi in battaglia,
E non popol maggior che poco vaglia.
cxiv
     Con l’Amoral di Gallia e Persevalle
Un numero altrettanto s’accompagna
D’abitator della spigosa valle
Che la tranquilla Somma irriga e bagna,
Con quei che dalla fronte e dalle spalle
Ornano i colli e veston la campagna
Verso i Calesi e gli ultimi Morini,
Che le brittannich’onde han per confini.
cxv
     Baveno, a Lancilotto assai congiunto
Sì come Blomberiffe anco e Blanoro,
Non volle, nè quei due, mostrarsi aggiunto
All’ira sua, perchè stringea costoro
La fè ch’a Arturo diedero in quel punto
Ch’ebbero sproni e spada e cinto d’oro,
Come molti altri ancor, con quei legati,
Che per cavalleria furo sforzati.
cxvi
     Menò adunque Baven quei che si stanno
Tra la Schelda e la Mosa, in su la foce,
Ov’han sempre temenza e spesso danno
Del furor di Nettunno ch’assai nuoce;
Nè il batavo valore, ond’essi vanno
Superbi tra i vicini, aspro e feroce
Gli può scampar, che ben sovente vede
Di pesci albergo la nativa sede;
cxvii
     Sei insegne ha di costor: Nestor di Gave
Ha quei più lunge poi di tal periglio,
Ove carca è di merci e d’oro grave
La ricca Anversa in popolar cosiglio,
Con le vaghe città che vicine ave,
Guanto nel sangue suo talor vermiglio,
Bruggia e ’l dotto Lovan, ch’a’ buoni insegna,
De’ quai tutti portò la sesta insegna.
cxviii
     Nè men n’ha Lionel dell’altra parte
Ch’alquanto all’Austro e l’occidente inchina,
Ove son le famose in molte carte
Tra gli Ambiani, e la Samarobrina
Atrebati cittadi intorno sparte,
Ma lontane all’odor della marina;
Doppo costui seguiano i quattro figli
Di quel ch’ebbe dal Ciel gli aurati gigli;
cxix
     Dico del re de’ Franchi Clodaveo,
Il primier che fra i suoi conobbe il vero
Del mondo Salvator che scarco feo
L’uman legnaggio del mortale impero:
Questi per vendicare il torto reo
Ch’a Lancilotto fea Clodasso altero
Gli mandò volentier, con quelle schiere
Che più armate e miglior potesse avere.
cxx
     Childeberto il maggior di quelli è duce
Che ’n mezzo pasce all’onorata Sena
Lutezia la real, d’ogni altra luce,
Lutezia d’oro e di vertù ripiena:
Lutezia, ov’ogni ben piove e conduce
L’alta celeste possa e la terrena,
Con tutto ’l popol poi ch’ella ha d’intorno
A farle il sen d’ogni bellezza adorno.
cxxi
     Le genti di Suesson mena Clotaro,
Pur del gran Clodoveo figliuol secondo,
De’ Remi ancora, ov’è ’l terreno avaro
D’alberi, ma di spighe assai fecondo;
I Bellovaci poi con gli altri a paro
Porgon le spalle all’onorato pondo:
Clodamiro di quelli arma la schiera
Che bevon l’acqua onde superba è l’Era.
cxxii
     Seco mandò la nobile Orliense
La chiara gioventù che ’n lei fioriva,
Con tutti poi delle sue selve immense
Abitator tra l’una e l’altra riva;
La regia Bles, la vaga Ambuosa, accense
D’amor di verde lauro e non d’oliva,
Seguono il duce lor, con tanta fede
Come alla giusta impresa si richiede.