Pagina:Alamanni - La coltivazione.djvu/104

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Molti ne vidi ancor, ch’ebbero in pregio
La querce annosa, ed hanno avuto in grado
Quel salvatico odor che porta seco.
Poi chi il passo affatica in bosco o monte
50Per altro arbor trovar, che questo o quello;
O che ’l furor di Bacco intorno il mena,
O che necessità l’indusse al peggio.
Or qualunque si vogli, esser non deve
Di grandezza soverchia il nobil vaso;
55Perché rendendo a noi di giorno in giorno
Il prezïoso vin, sì lungo è il tempo
Dato al suo travagliar, che ’l spirto e ’l meglio,
Prima ch’al mezzo sia, mancato è tale,
Che non simiglia più quel ch’era avanti:
60Né così picciol sia, che tu ne veggia
Colla famiglia tua solo in un giorno
Il principio e la fin che dànno il peggio:
Sia il corso suo per quanto compie un giro
D’Endimione in ciel la vaga amica.
65Guarde il saggio villan, che ’l vaso antico
(Ch’io mi stimo il miglior) non sia restato
Gran tempo in sete; che l’asciutto e ’l secco
Troppo offende colui che l’India adora:
Non di corrotto vin sia stato ostello;
70Che ’l nuovo abitator faria cotale.
Non voglia esser alcun di tanto avaro,
Che ’l generoso umor, quantunque passe