Pagina:Alamanni - La coltivazione.djvu/331

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IN TOSCANA. 315

     Per rinfresco del palato,
     Or ch’io son morto assetato.
     320Del vin caldo s’io ne insacco,
     Dite pur ch’io non son Bacco;
     Se giammai n’assaggio un gotto,
     Dite pure, e vel perdono,
     Ch’io mi sono un vero Arlotto:
     325E quei che in prima in leggiadretti versi
     Ebbe le Grazie lusinghiere al fianco,
     E poi pel suo gran cuore ardito e franco
     Vibrò suoi detti in fulmine conversi,
     Il grande anacreontico ammirabile
     330Menzin, che splende per febea ghirlanda,
     Di satirico fiele atra bevanda
     Mi porga ostica, acerba e inevitabile.
     Ma se vivo costantissimo
     Nel volerlo arcifreddissimo,
     335Quei che in Pindo è sovrano, e in Pindo gode
     Glorie immortali, e al par di Febo ha i vanti
     Quel gentil Filicaia inni di lode
     Su la cetera sua sempre mi canti;
     E altri cigni ebbrifestosi,
     340Che di lauro s’incoronino,
     Ne’ lor canti armonïosi,
     Il mio nome ognor risuonino,
     E rintuonino:
     Viva Bacco il nostro re!