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Pagina:Albertazzi - Top, 1922.djvu/42

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40 Adolfo Albertazzi

dosso! Forandosi le mani e le guance nell’inseguirlo, lo spinsero contro un cespuglio.

— Càvagli le penne! — incitava il piccolo. — Ne voglio una!

Infatti come la bestia ebbe nascosto il capo nel cespuglio e pensandosi non più vista non si mosse più, Mario potè strapparle una, due, tre penne delle più belle.

E nel cielo ottenebrato proruppero i lampi.

Allora i ragazzi fuggirono a ricoverarsi nella capanna.

***

Il capannotto del vignarolo era a sommo della riva, appoggiato a una quercia e contesto di frasche.

Vi entrarono felici. Essere al coperto, al sicuro, là sotto, come fossero sol lor due al mondo, mentre la bufera si scatenava! Il tuono ora scuoteva cielo e terra.

— È. il diavolo che va in carrozza con sua moglie. — Mario rideva; non aveva paura.

Ma Aldo non rideva più. In fondo, dove il riparo era più saldo, sedè accosto al pedale della quercia e si coperse il viso con le braccia. E a un tratto, dal cielo squarciato piombò la grandine col fracasso della ghiaia scaricata dalle birocce; con un guizzo di luce abbacinante una folgore cadde da presso. I chicchi grossi quanto le nocciole fendevano il fogliame e il frascame dell’albero; alcuni penetravano di colpo nel rifugio.