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Pagina:Albertazzi - Top, 1922.djvu/78

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76 Adolfo Albertazzi


In cognizioni di tal sorta Ceccuti superava e discorreva con più lena; ma, pur interrompendo di quando in quando, Boldrighi se la spassava a considerar il cielo verso sud-ovest. A un tratto indicò là e disse:

— Vedete?

Si offuscava la montagna sotto un cielo divenuto plumbeo.

— Calura; nient’altro che calura! — l’amico oppose.

— Non sentite? Lassù tuona! — insistè Boldrighi.

Ebbene, non ci poteva essere elettricità nell’aria anche senza vapore acqueo?

Ah i segreti della natura! ah i misteri della fisica! Tuonare anche a ciel sereno, o quasi!

Boldrighi lasciava dire. Aspettava con un sorrisetto ironico sotto i baffi; poichè vedeva grosse nuvole avanzare in fretta, aderendo; sempre più nere nel mezzo e livide ai lembi. E il tuono rombò forte ad ammonire Ceccuti che smettesse di far lezione.

Ceccuti tacque. Poi, per non confessarsi vinto riattaccò. Disse, acido:

— Voi non siete di buona razza; portate l’ombrello e andate in tram. I Romani conquistarono il mondo a piedi, e ombrelli non se ne sognavan nemmeno. Quando pioveva, e si bagnavano, facevano come faccio io: andavano a casa ad asciu-