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Pagina:Albertazzi - Vecchie storie d'amore, 1895.djvu/25

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il valletto ostinato. 11


E il sole cadeva ch’egli non aveva ancora trovato il modo acconcio per incominciare. Ma quando, a sera, s’accorse che la padrona era entrata nelle sue stanze, non più dubitando salì, s’introdusse guardingo, spinse francamente quella porta.

Madonna Ginevra, già sciolti i capelli e un po’ discinta, sedeva su la cassapanca: alzati, al rumore, gli occhi sonnacchiosi, riconobbe Ugo e componendosi la veste in fretta, tra sorpresa e sorridente disse: — Vieni, vieni. Che vuoi? Ad Ugo, rinfrancato, venne súbito in mente la dimanda che s’era proposto di far dopo e raccolto che ebbe il fiato bastevole a non restare a mezzo: — Madonna — chiese —, se chierico o cavaliere, borghese o valletto, non importa chi, amasse da gran tempo una bella donna, damigella o dama, contessa o regina, non importa chi, e non avesse cuore di dirglielo, sarebbe savio o stolto?

La dimanda piacque a madonna, lieta nonostante l’assenza del marito, e per burlarsi del ragazzo gli rispose: — Sarebbe stolto. Anche un valletto, purché fosse bello e valente come