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398 | nota sul testo |
si deve tacere il fatto che nessuno dei codici, sia F1 che gli altri, rivela quelle gravi lacune dovute alla omissione di autorità citate, a cui Dati e Ceffi accennano, salvo alcuni casi poco probanti soprattutto nel quarto libro1. Nondimeno, sembra molto probabile che la seconda redazione debba riferirsi a quegli anni, anziché ad un periodo più remoto dal suo soggiorno fiorentino, in cui gli interessi dell’Alberti si rivolsero più verso l’architettura e altre occupazioni pratiche che a problemi morali e sociali, e a scritti in lingua volgare2.
Passiamo ora alla recensione dei codici della seconda redazione. Che essi risalgano, almeno per i Libri I-III, ad un unico archetipo può essere dimostrato, oltre che dalle lezioni citate sopra, anche da certe comuni lezioni errate:
Libro I | F2 F3 F4 F5 F6 U | F1 |
p. 8, 12 | e persino al termine degli Idii (oppure dii) | Indii |
p. 8, 18 | manca le are (senza di cui il resto della frase non corre bene) | le are |
p. 25, 6 | ne’ deboli animi e negli animi inesperti de’ giovani | anni negli animi |
p. 42, 24 | pensieri, quali al continuo l’animo di chiunque si sia non stolto s’avolgono | negli animi |
p. 45, 34 | aconca (salvo F4) | ancora |
p. 71, 26 | (le lettere) a qualunque in essa essercizio molto giovano (ma F4: in esse si exercita) | si sia |
- ↑ Alcune piccole lacune sono rimaste incolmate in tutti i codd. Ci sono 7 casi nel quarto lib. in cui l’A. aggiunse dei nomi negli spazi lasciati dal copista di F1: vedi p. 265, 21; p. 270, 17; p. 271, 17; p. 284, 8; p. 285, 22; p. 286, 36; p. 289, 20. Ma non si tratta veramente di «autorità citate»; e sono così pochi da non meritare l’accusa di grave errore. Per altre lacune rimaste nella 2a redazione vedi pp. 91-2, 142, 294.
- ↑ L’A. lasciò Firenze nel seguito del Papa nel 1443, e non la visitò se non raramente negli anni successivi. Si stabilì a Roma, e frequentò Rimini, Urbino, e Mantova più che Firenze. In questo periodo della sua vita non attese alle opere volgari con l’assiduità di prima, — unica notevole eccezione la composizione del De Iciarchia. Cfr. il mio art. cit. in «Lingua Nostra», p. 109, e anche «Italian Studies», XII, 1957, pp. 37-56.