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istorietta amorosa 411

alla fine della novella in due codici (L e F13) ha fatto sospettare che essa sia fondata su qualche simile avventura avvenuta nella realtà1. Dei Bardi e Buondelmonti non si è riusciti a trovare né i nomi né il caso2. Ma tra Alberti e Albizzi vi è una specie di precedente. Sarebbe troppo azzardato avanzare l’ipotesi che l’idea-base della novella (che sarebbe forse la prima scritta in italiano in cui ricorra come tema fondamentale la inimicizia tra due famiglie risolta dall’amore di due giovani di parti opposte) sia venuta all’autore dal caso di Altobianco degli Alberti e Maddalena Gianfigliazzi?3. I particolari del loro amore e quelli degli amanti nella novella non sono precisamente uguali, ma si rassomigliano abbastanza per rendere plausibile l’ipotesi. Se così fosse, acquisterebbe significato ulteriore la giustapposizione nel cod. L di questa novella accanto alle rime di Antonio e di Francesco di Altobianco Alberti.

Prima di passare a dar ragione del nostro testo, concludiamo questa parte introduttiva con qualche osservazione sulla novella in versi. Di questa si conoscono due soli codici, sempre senza nome d’autore: il Magl. VII . 917, già adoperata dal Bonucci per la sua edizione, e il cod. 1612 (fondo Luigi Bailo) della Bibl. Com. di Treviso, recentemente illustrato da Enzo Quaglio4. Tutt’e due sono della seconda metà del ’400. È notevole il fatto che, mentre la versione in prosa fu stampata fin dal 1471, quella in versi venne pubblicata per la prima volta a Firenze nel 1478, ed ebbe poi nel ’4-500 fortuna editoriale non molto inferiore a quella della redazione in prosa5. Sorge il sospetto, dunque, che chi preparò il poema in ottave lavorasse infatti su qualche edizione

  1. Vedi Bonucci, ed. cit., m, pp. 343 -46 . La frase latina sembra modellata sul virgiliano «ut vidi, ut perii»(Ecl. VIII . 42), col significato: «quando vidi, quanto credetti!»
  2. Sappiamo che le due famiglie in causa furono nemiche nel ’300 per motivi economici (vedi R. Davidsohn, Firenze ai tempi di Dante, Firenze, 1929, pp. u6 sgg.). I contrasti tra i Buondelmonti e altre famiglie (Acciaiuoli, Uberti) ispirarono novelle del Pecorone (VIII, I) e del Bandello (I, 1).
  3. Di questa suggestiva ipotesi sono debitore alla Sig.ra Rawson, la quale non solo scoprì il cod. londinese, ma mise a mia disposizione molto materiale da lei già raccolto intorno ai codd. e alle stampe di questa novella. Le esprimo qui pubblicamente la mia gratitudine. Sul caso Alberti-Gianfigliazzi vedi L. Passerini, Gli Alberti di Firenze cit., I, pp. 89-90, e cfr. F . C . Pellegrini, Introduzione a I primi tre libri della Famiglia, Firenze, 1913, pp. LXVIII-LXIX, ove si cita un passo delle Stor. fior. di P. Minerbetti intorno al matrimonio di Altobianco e Maddalena (sarà puro caso, ma vi ricorre spesso ad inzio di frase Di che).
  4. Studi su Lionardo Giustinian, in • Giorn. stor. d . lett . ital. &, CXLVIII, 1971, fase. 462 63, in ispecie a pp. rgr-gz. A giudicare dalla filigrana della carta, il cod. Magl. sarebbe veneziano e posteriore al 1473.
  5. Vedi l’elenco delle edizioni a p. 405, in nota.