Pagina:Alberti, Leon Battista – Opere volgari, Vol. III, 1973 – BEIC 1724974.djvu/416

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412 nota sul testo

a stampa della novella in prosa. Il confronto del testo del poema edito dal Bonucci con le prime edizioni a stampa rivela che esso non riflette i molti passi ‘aggiunti’ che distinguono le edizioni di Treviso del 1471 e 1475 insieme coi codici del gruppo I; è affine invece alle edizioni di Padova e di Bologna del 1471 e 1474. Affine, ma anche diverso, perché il verseggiatore (tipo cantastorie, come osservavano già il Mancini e il Di Francia) ha aggiunto del suo qualche richiamo a figure amorose classiche e qualche rimprovero contro «l’amore traditore», che sarebbe alieno dal tenore del racconto in prosa. Tale carattere dei versi, aggiunto alla mancanza di attribuzioni nei codici e nelle edizioni, e alle circostanze descritte sopra, che inducono a supporre che il poema fosse ispirato dal successo del racconto stampato in prosa, ci sembrano escludere assolutamente la possibilità che la redazione in versi sia opera dell’Alberti.

b) Criteri dell'edizione

I codici del gruppo I (e l’ed. di Treviso del 1471) si distinguono anzitutto per i seguenti passi che non ricorrono negli altri manoscritti (trascrivo il testo di H1 e indico tra parentesi le varianti degli altri codd.):

p. 279, 21 (Ippolito continua, dopo brevissima):
Vui mi haveti sforzato a dirvi quello che (F11 a) niuno prudente haveria mai dito e di troppo verecundia nu vergogno (F19 mi vergogna la fronte). Meglio fora (Fu seria) morire honesto che vivere in fama obscttra e nigra (F13 H 2 in infamia obscura e turbida, Fu da infamia obscttra e turbida). Veramente compresi queste tale mie cose non essere honeste né licite apalesarle (F13 palesarle), ma homo sforzato e vinto bisogna che cadi in (F19 H2 a) terra. Molte fiate non può l’amo haver quella ferma constantia che li bisogna et alchune volte li convien volere quel che altri (H1 altrui) vole. Unde io come vinto e ligato è stato (F13 stata) necessaria casone (F13 F19 H2 cosa) che io entri nella regula degli infelici et miserabili amanti, la qual colpa viene solo dal mio distino. A le quali parole la madre quantunque il caso ...
p. 279, 33 (dopo alla salute d’Ippolito): al quale ella portava grandissima compassione, havendolo alchune fiate veduto nella iesia dil suo monasterio al tempo de le sue feste (F19 de la festa) venirvi gientile e ornatissimo in pompa (F18 om. in pompa) accompagnato con altri giovani (F13 F19 H2 figlioli) di gientil sangue et lui vedutolo per li fori del parlatorio posto (F19 disposto) in uno canto (F13 F19 H2 cantone) de la iesia, le cui bellece hebero forza che’l giovane