Pagina:Alberti, Leon Battista – Opere volgari, Vol. III, 1973 – BEIC 1724974.djvu/434

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430 nota sul testo

pia discussione del problema dell’attribuzione, G. Flaccavento, Per una moderna traduzione del «De Statua» di L. B. Alberti, in «Cronache di archeologia e storia dell’arte», I, 1962, pp. 50-59 (cfr. anche l’Introduzione alla nostra edizione e traduzione inglese del De pictura e del De statua, Londra, Phaidon Press, 1972, pp. 5-7, 18-26, e l’articolo della Simonelli cit. sopra a p. 306).


3. Dell’Arte Edificatoria (Op. volg., IV, pp. 189-371), tolto dal cod. Ricc. 2520, dal Bonucci creduto il primo getto autografo in volgare del magnum opus albertiano, voltato poi in latino. Si tratta effettivamente di un volgarizzamento incompiuto dei primi tre libri del De re aedificatoria eseguito da un ignoto traduttore. La mano, che è del tardo ’400 o dei primi anni del ’500, non è quella dell’Alberti. Il testo è pieno di correzioni e ripentimenti sincroni, prova della fatica durata dal traduttore per rendere efficacemente in volgare l’originale testo latino. La traduzione fu basata con ogni probabilità sull’editio princeps del De re aedificatoria (Firenze, 1485), da cui non pare differire in nessun modo. Cfr. G. Mancini, Vita cit., p . 132, n. 2.


4. I Cinque Ordini Architettonici (Op. volg., IV, pp. 377-87), dal cod. Chig. VII . 149 della Biblioteca Vaticana, il quale contiene la Descriptio Urbis Romae attribuita all’Alberti (cc. 3-8), un breve trattato, adespoto e anepigrafo, sui cinque ordini architettonici (cc. 13-18), e un «trattato de’ pondi, e lieve di alcuna rota», incompleto e anche esso adespoto e anepigrafo (cc. 19-43; vedi qui sotto al n. 5). Il cod. non contiene i Ludi matematici dell’Alberti, come asseriva il Mancini, Vita cit., p. 287. L’attribuzione del trattatello architettonico all’Alberti poggia in parte sul carattere del suo contenuto, ma soprattutto sulla sua presenza in questo codice insieme con un’opera, la Descriptio Urbis Romae, che è sicuramente dell’Alberti. Dopo il Bonucci il trattato è stato ristampato come opera dell’Alberti dal Janitschek e dal Papini (edd. citt. sopra a p. 301), e accettato tra le opere albertiane dal Mancini (Vita cit., p. 341, n. 4) e dal Michel (op. cit., p. 475, n. r). Sia o no il cod. Chig. copia eseguita da Cosimo Bartoli, come pensava il Mancini (op. cit., p. 287), esso non ci offre alcun motivo per l’attribuzione all’Alberti di questo trattatello. Non basta come prova la convivenza con la Descriptio Urbis Romae, proprio come non basta per attribuirgli il trattato sulla prospettiva (v. sopra n. 1) la presenza dei Ludi matematici nel Ricc. 2110 (esso pure, secondo il Mancini, loc. cit., copiato dal Bartoli). Contro l’attribuzione all’Alberti stanno le diffe-