Pagina:Alberti - Della pittura e della statua, Milano, 1804.djvu/120

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di leonbatista alberti. 91

in un anello Fetonte tirato da quattro cavalli, i freni e tutti i piedi, e tutti i petti de’ quali si vedevano distintamente. Concedino i Pittori questa lode agli intagliatori delle gioie, ed esercitinsi essi in maggior campi di lode. Imperocchè coloro che sapranno dipignere, o far di scultura le figure grandi, potranno facilmente e con un solo tratto far ottimamente le piccole. Ma coloro che avranno assuefatto la mano e l’ingegno a queste cose piccole, facilmente erreranno nelle maggiori. Sono alcuni che copiano e ritraggon le cose degli altri Pittori, e cercano acquistarsi in quella cosa lode. Il che dicono che fece Camalide Scultore, il quale fece due tazze di scultura, imitando talmente Zenodoro, che non si discerneva in esse opere differenza alcuna. Ma i Pittori sono in grandissimo errore, se ei non conoscono, che coloro che son stati veri Pittori, si sono sforzati rappresentare quella figura tale, quale noi la veggiamo dipinta dalla natura in essa rete, o velo. E se ei ci gioverà ritrarre le opere degli altri, come quelle che mostrino di se stesse più ferma pazienza che le vive, io vorrei che noi ci mettessimo innanzi una cosa mediocremente scolpita, più presto che una eccellentemente dipinta, imperocchè a ritrarre alcuna cosa dalle Pitture noi assuefacciamo la mano a presentare una qualche somiglianza. Ma dalle cose di Scultura noi impariamo e la