Pagina:Alberti - Della pittura e della statua, Milano, 1804.djvu/46

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di leonbatista alberti. 17

quali mediante il mescolamento del bianco e del nero si generano innumerabili specie. Conciossiachè noi veggiamo le frondi verdi perdere tanto della loro verdezza di poco in poco fino a che elle diventano bianche. Il medesimo veggiamo ancora nell’aria stessa, la quale talvolta presa la qualità di qualche vapore bianco verso l’orizzonte, ritorna a pigliare a poco a poco il suo proprio colore. Oltra di questo veggiamo ancor questo medesimo nelle rose, alcune delle quali talvolta son tante accese di colore, che imitano il chermisi, altre pajono del color delle guance delle fanciulle, ed altre pajono bianche come avorio. Il color della terra ancora mediante il mescuglio del bianco e del nero ha le sue specie. Non adunque il mescolamento del bianco muta i generi de’ colori, ma genera, e crea esse specie. E la medesima forza similmente ha ancora il color nero. Imperocchè per il mescolamento del nero si generano molte specie. Il che sta molto bene; perciò che esso colore mediante l’ombra si altera, dove prima si vedea manifesto: perciocchè crescendo l’ombra, la chiarezza, e bianchezza del colore manca, e crescendo il lume diventa più chiara e più candida. E però si può abbastanza persuadere al Pittore che il bianco ed il nero non sono veri colori, ma gli alteratori, per dirsi così, de’ colori. Conciossiachè il Pittore non ha trovata cosa alcuna più che

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