Pagina:Alberti - Della pittura e della statua, Milano, 1804.djvu/5

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iv

recato il giudizio di Appostolo Zeno (Annot. al Font. t. i. p. 25.) Il Giambullari, così egli, il Gelli, Carlo Lenzoni, e i due fratelli Cosimo e Giorgio Bartoli... hanno dato gran nome, e splendore alla nostra Accademia Fiorentina sino nel suo nascimento, essendosi adoperati bravamente a ridurre a perfezione essa lingua (la toscana) co’ loro insegnamenti ed esempj. Di ciò non possono essere a misura del merito commendati ec. ec. ec.

Il Conte Mazzuchelli non è lontano dal credere che lo stesso Leonbatista fatta ne avesse una traduzione Italiana, cui dice trovarsi in Verona nella libreria dell’eruditissimo Sig. Marchese Scipione Maffei. »Questo codice, soggiunge egli, è in 4.o di carattere antico, ed il singolare di esso si è ch’è in lingua volgare, e che la traduzione appare fatta dal medesimo Alberti; perciocchè dopo la prefazione ed alcune geometriche proposizioni alla pittura appartenenti in lingua latina, segue la traduzione dell’Opera, in fronte alla quale si legge: Elementa Picturæ vulgaria per antedict. D. Leonem Bapt. de Albertis: ed in fatti questa traduzione da noi confrontata con quelle del Domenichi, e del Bartoli è molto da queste diversa».

Noi lasceremo che il tempo, e la diligenza di qualche erudito rendano pubblica quella traduzione, e frattanto ci faremo un dovere di avvertire i nostri Lettori, che