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che bisogna abituare i fanciulli alle lotte, ai disinganni, ai dolori che li aspettano poi, con un’educazione severa e rigida, io osservo che non è mai una madre quella che lo dice. Oh, una madre sente il bisogno di mettersi lei fra il dolore e suo figlio perchè non troppo presto egli lo conosca, perchè non troppo presto la sua bella serenità, la sua fiducia nella vita e negli uomini si appanni.

Conobbi una madre che, cresciuta in una famiglia di principi rigidi, un po’ fredda di natura essa stessa, allevò le sue prime due figlie con un’inflessibilità e un’austerità di cui intorno a lei si parlava con ammirazione.

«Vedeste come sa educare le sue bambine! Non si sentono! tutto cammina nella sua casa con un orario infrangibile: sono due donnine di un giudizio e di un’ubbidienza meravigliosa...»

Il fatto è che crebbero silenziose, timide, quasi spaurite come alberetti cresciuti senza sole. Dopo dieci anni Dio mandò a quella madre altri due figliuoli: una bambina e un bambino; e, fosse che gli anni le avessero tolta la primitiva energia, fosse, io penso, l’aver ri-

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