Pagina:Alcune lettere delle cose del Giappone. Dell'anno 1579. insino al 1581, 1584.djvu/58

Da Wikisource.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

5 5 lèttera ftr anco la Città di Funay, cb’è la maggior di tutto t Regno, e pajfa ottomilia fuochi •, doue pur habbiamo Vn ’altra cafa, nella quale Vi erario in quel tempo quattordici, ò quindici de’ nofiri: Quefìe due Citta dico che fono difcoflc ’ma dall’altra circa dodici, ò quindici miglia; dubitando, che fefoffevenuto Chi cafro, «ow fi [ariano potuto difendere: conmciorno gli habitatoria dishabitare, e portare le loro robbe altroue, doue meglio pareua che fi pot(fiero faluare. Tra tanti tumulti ben può confideràre V offra ’Paternità come Alammo noi tra tata con fufione, non [capendo che configlio pigliare; e principalmente il Superiore, vedendofi con tanta gente fen^a rimedio alcuno bumano: nel qual tempo fi quelli di cafa, come altri amici, alcuni diceuano, chec’dfujfemo faluati per queRavia, altri per quella j ne fapeuamo determinarci in co fa alcuna. Il Re flaua fofpefo, nonfapendo qual efito harcbbe la cofa; perchè ad ogn’hora veniuano diuerfe nuoue, {7 in tutte due le Città vi era non picchia confusone, e tumulto - 7ioi non fapeuamo nfoluem; perciocbe affettando quiui ci vedemmo perduti i Mandando altroue ci pareua batter la morte più certa: perchè vedendoci i gentili partir di la, fi per toglierci quel, che portammo; sì per Iodio, che ci portano, non hauriano Rimato gran cofa darci la morte: <£r iCbriRiani, chi ci dauavn configlio, ir chi l’altro. Finalmente il Padre Franeefeo Cauralnoflro fuperiore a chi toccaua quefto ne folio, nonfù poco per noi chi ci fi tromfie presete)