Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
232 | notizie su la vita e le opere |
st’occasione di alti propositi e di studi geniali, mentre solinghi al tramontare del giorno passeggiando in un orticello posto lungo le sponde del Brenta, si svelavano a vicenda le affezioni verso il nativo cielo le più magnanime. Vedi, dicea il Petrarca al Boccaccio, come inestricabile fato guastò la venustà di questa nostra Italia! come ne distrusse il pudore, le passate onorificenze, il potere e lo splendore della sua maestà! Di altre anche più importanti commissioni fu il Boccaccio in progresso di tempo incaricalo, e sostenne orrevole ambasceria ad Ostasio da Polenta, signor di Ravenna, altra a Lodovico March, di Brandeborgo, figliuolo di Lodovico il Bavaro, ed altre, alla sua lama dicevolissime, a papa Innocenzo VI in Avignone, e a papa Urbano V in Avignone e in Roma. Scipione Ammirato ci serbò una lettera di quest’ultimo pontefice, nella quale significa di avere veduto et ascoltato volentieri il Boccaccio in riguardo delle sue virtù.
Del conquisto delle virtù egli era in fatti allora pervenuto a sinceramente infiammarsi. Gli esami più scrupolosi delle antiche dottrine, l’applicazione indefessa alla greca e alla latina lingua, il frequente esercizio del comporre e