Pagina:Aleardi - Canti, Firenze 1899.djvu/353

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i sette soldati. 313

Ei non piangea: ma più del pianto amara
Era l’angoscia de lo scarno volto.
Io m’appressai. Non fece
Motto, e finì la prece.
Poi senza pur guardarmi: “Tu chi sei?
Disse; che cerchi?” — “Io mi son un, risposi,
Che piange e canta; e vengo
A contemplar un’itala vendetta.”
— “Or ben, soggiunse sospirando, nota
Que’ due caduti che mi fûr si cari;
E se a nemico generoso io parlo,
Ricorditi di lor, te ne scongiuro,
Canta di lor che fûro
Grandemente infelici.” — Ed io guardai.
Uno era biondo e bianco; avea la morte
Dimenticato di coprirgli il fisso
Orbe de le pupille,
Picciole e brune, come due granate
De’ suoi natii Carpazi
Da un alito appannate.
I mal contesti rami
Dei crocëi ricami
Sui rozzi panni dell’azzurra veste
Facean contrasto col candor di neve
Dei lini, e de la breve
Sua mano, e con la gemma
Effigïata di non so che stemma
Ond’era ornata. Avea per origliero
Il fianco ancora tepido del suo
Moribondo destriero,
Tutto di spume livide e vermiglie
Bruttato il crine, il largo
Petto e l’inerti briglie.