Pagina:Aleardi - Canti, Firenze 1899.djvu/354

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314 i sette soldati.

Agonizzando il nobile leardo
Al trafitto soldato
Volgea lo sguardo, quasichè volesse
Chieder perdon di non lo aver salvato.


VII.

     «Censo di boschi, seguitò quel pio,
Censo di ville e vastità di prati,
Dai rivoli fecondi
Dell’Ipoli solcati,3
Ereditò quel misero nascendo.
Gioia di cacce, turbine di balli,
Squittir di veltri, volo di cavalli
L’accompagnaro al novo
Affacciarsi nel mondo; ove a tardarne
Le facili procelle
Guidavanlo i materni occhi, siccome
Due domestiche stelle.
Ma poi che con insoliti rintocchi
A libertà sonò la vaticana
Mentitrice campana,
E dall’Ionio al Baltico, dal Ponto
Al mar d’Atlante un grido
Di súbita rivolta
Salì da venti popoli, comparsi
In fantastica mostra
Con armi antiche e con vessilli novi
A la fervida giostra;
Quando fûr visti rodersi ne’ passi
Scorati de la fuga
Pallidi coronati impenitenti,