Pagina:Alencar - Il guarany, I-II, 1864.djvu/101

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Fatto ciò, si era messo in salvo, e ritirato; assaporando il piacere di questa piccola vendetta, di cui prevedeva l’importanza.

Pery non si mosse.

Avea compreso colla sua sagacità naturale l’amore dell’uno e la rivalità dell’altro; e nella sua mente selvaggia e adorazione fanatica avea preso un partito, che per lui era molto semplice.

Se Cecilia giudicava che così avesse ad essere, ben poco a lui importerebbe dell’accaduto; ma se quello che avea visto le cagionasse qualche ombra di tristezza e appannasse un istante lo splendore de’ suoi occhi azzurri, la faccenda andrebbe ben altrimenti.

L’Indiano avrebbe sacrificato ogni cosa, anzi che permettere che un’ambascia annuvolasse il volto sereno e ridente della sua bella signora.

Chetato perciò in quest’idea, ritornò alla sua capanna, e dormì sognando che la luna inviavagli un raggio della sua bianca e soave luce, per dirgli che proteggesse la sua figliuola sulla terra.

E in fatti la luna alzavasi sopra le vette degli alberi e illuminava la facciata della casa.

In quell’ora, chi si fosse accostato ad una delle finestre che guardavano in fondo al giardino, avrebbe veduto nella penombra di quella parte dell’abitazione una forma immobile.

Era Isabella, che vegliava pensierosa, tergendosi di tratto in tratto una lagrima che le rigava il volto.

Pensava al suo amore infelice, alla sconsolata