Pagina:Alencar - Il guarany, II, 1864.djvu/13

Da Wikisource.

— 13 —

singhiozzi della vita che si spegne come la lampada cui manca il nutrimento, agitavano appena il suo corpo irrigidito.

Alla fine il frate lo vide alzare il braccio, che accennava alla parete, e sentì i suoi labbri gelati e convulsi che tremavano, gettar nel suo orecchio una parola che lo fece saltare sul letto.

— Croce!...

Frate Angelo rizzò il capo, e diede un’occhiata all’ingiro della camera quasi fuori di sè; alla testa del letto ci avea un Cristo di ferro sopra una gran croce di legno ruvido e mal digrossato.

Con un impeto da forsennato il frate s’impadronì della croce, e la spezzò contro il ginocchio; l’effigie del Redentore rotolò sul pavimento; fra i pezzi del legno apparve un ruotolo di pergamena schiacciato per pressione subita.

Ruppe co’ denti il suggello, e portatosi alla finestra lesse all’incerto chiarore dei lampi la prima parola di uno scritto a lettere vermiglie, che diceva così:

«Itinerario veridico ed esatto, in cui si parla della strada che fece Roberto Dias l’anno di grazia 1597 alla Giacobbina, ove col favore di Dio scoprì le più ricche miniere d’argento che mai fossero al mondo; con tutte le indicazioni dei luoghi, confini e linea equinoziale ove sono situate le dette miniere. Cominciato il 20 di gennaio, giorno del martire S. Sebastiano, e terminato la prima domenica di Pasqua; giorno del