Pagina:Alencar - Il guarany, III-IV, 1864.djvu/111

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al nostro santo Redentore confessando le mie colpe.

— In questo caso vi dico che mentite! Perchè chiunque voi vi siate, non ci ha miglior credente di me.

— Avete la lingua un po’ lunga, amico; ma Belzebù vi farà i conti, e non io: perderei la mia anima, se toccassi il corpo di un indemoniato!

— Per san Giovanni Battista, mio patrono, non mi fate saltare questo steccato per chiedervi ragione del vostro porre in dileggio la divozione degli altri. Chiamateci ribelli, ma non eretici.

— E come volete dunque che chiami i compagni di un frate sacrilego, maledetto, che abiurò i suoi voti e appiccò il suo abito alle ortiche?

— Un frate! dite voi?...

— Sì, un frate. Nol sapete?

— Quale? Di qual frate parlate?

— Di Loredano!

— Lui!...

Quell’uomo, che non era altri che mastro Nunes, di nostra antica conoscenza, raccontò allora esagerando col fervore de’ suoi sentimenti religiosi quanto sapea della storia di Loredano.

L’avventuriere inorridito, tremante di rabbia, non lasciò che mastro Nunes terminasse la sua storiella; ma corse difilato allo stanzone, ove vedemmo la minaccia fatta a Loredano.

Quando si separarono, Pery fece un salto a traverso lo steccato, e tornò alla stanza di Cecilia, donde poco prima era uscito.