Pagina:Alencar - Il guarany, III-IV, 1864.djvu/112

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Il giorno cominciava a spuntare; i primi raggi del sole illuminarono tosto il campo degli Aimorè, collocato nel piano sulla sponda del fiume.

I selvaggi, irritati, guardavano da lungi la casa, facendo gesti di rabbia per non poter superare la barriera di pietra che proteggeva i loro nemici.

Pery guardò un momento quegli uomini di statura gigantesca, di aspetto orribile, quei dugento guerrieri di una forza prodigiosa, feroci come tigri.

L’Indiano mormorò:

— Oggi cadranno tutti come l’albero della foresta, per non sorgere mai più.

Sedette nel vano della finestra, e posando il capo nella curva del braccio, cominciò a riflettere.

L’opra titanica che stava per imprendere, opra che pareva eccedere ogni possa umana, era vicina ad effettuarsi: già era giunto a metà di essa, mancavagli il termine, la parte più difficile e più scabrosa.

Prima di arrischiarsi, Pery voleva preveder tutto; fissar bene nel suo spirito le menome circostanze; tracciare la sua linea invariabile di condotta per marciar fermo, diritto, infallibile alla meta cui mirava; affinchè la menoma esitazione non rendesse vano l’effetto del suo disegno.

Il suo spirito percorse in alcuni secondi i vasti dominii del pensiero; guidato dal suo istinto maraviglioso e dal suo nobil cuore, concepì in un rapido istante un grande e terribile dramma,