Pagina:Alencar - Il guarany, III-IV, 1864.djvu/235

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nale della seggiola alle volte trasaliva d’impazienza, e battea col piè sul pavimento della sala.

D’improvviso un grande clamore risuonò attorno la casa; le fiamme avventavano le loro lingue di fuoco tra le fessure delle porte e delle finestre; l’edifizio rimbombò fin ne’ più cupi penetrali all’impeto di quella tromba di selvaggi, che si gettava l’ariosa nel mezzo dell’incendio.

Pery, appena udì il primo grido, chinossi sulla seggiola e prese Cecilia tra le braccia; quando lo strepito risuonò alla porta larga del salone, l’Indiano già era scomparso.

Non ostante l’oscurità profonda che regnava nell’interno della casa, Pery non esitò un solo istante; camminò diritto all’appartamento già abitato dalla sua signora e salì sul davanzale della finestra.

Una delle palme della capanna cavalcava il precipizio, e appoggiavasi a trenta palmi di distanza sopra un ramo dell’albero abbattuto dagli Aimorè durante il giorno, per togliere agli abitatori della casa la menoma speranza di fuga.

Pery, stringendo Cecilia fra le braccia, mise il piè su quel fragile ponte, la cui superficie convessa non avea che pochi pollici di larghezza.

Chi avesse gettato in quel momento lo sguardo da quella parie dello spianato, avrebbe scôrto al pallido chiarore dell’incendio una figura strana varcare in alto quel precipizio, somigliante a uno di quei fantasmi, che secondo la credenza popo-