Pagina:Alencar - Il guarany, III-IV, 1864.djvu/236

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lare attraversavano a mezzanotte le vecchie mura di qualche castello in rovina.

La palma oscillava, e Pery, librandosi sull’abisso, avvicinavasi lentamente al lato opposto colla stessa sicurezza e tranquillità, con cui sarebbe passato sovra un ponte di pietra.

Le grida dei selvaggi echeggiavano nell’aria frammiste allo strepito delle scuri, che abbattevano le porte della sala e le pareti della casa.

Senza curarsi della scena tumultuosa che si lasciava dietro, l’Indiano guadagnò il luogo dirimpetto, e assicurandosi con una mano ai rami dell’albero pervenne a terra senza il menomo accidente.

Quivi fece una giravolta, per non accostarsi di troppo al campo degli Aimorè, e avviossi alla riva del fiume; colà era nascosta tra le frondi la piccola piroga, che serviva già un tempo agli abitanti per varcare il Paquequer.

In quell’assenza d’un’ora, quando lasciò Cecilia addormentata, Pery avea preparato ogni cosa per quell’impresa arrischiata, che dovea salvar la sua signora.

Colla sua spaventosa attività avea gettato quel ponte pensile sul precipizio, era corso al fiume, avea legato la piroga nel luogo che gli parve più opportuno, e in due viaggi avea portato nel barchetto, che servirebbe a Cecilia di dimora per alcuni giorni, tutto quanto in quel frangente potesse abbisognarle.

Erano vesti, una coltre di damasco con cui