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124 polinice
e la sorella, e tutti...

Eteoc.   E aprirmi strada
non saprá il brando infino a lui?
Creon.   La fama
perderesti coll’opra. Un tanto eccesso
biasmato fora anche da Tebe.
Eteoc.   E Tebe
non biasmeria la fraude?
Creon.   O non saprassi,
o mal saprassi. A un re, pur ch’ei non paja
colpevol, basta. Il reo fratello, il primo
assalitor, fu Polinice; e tale
l’arte il mantenga.
Eteoc.   Arte? ma quale?...
Creon.   Io tutto
ne assumo il carco: in me riposa; e ascolta
soltanto me: tutto saprai. Noi pria
il dobbiam trarre a simulata pace:
mentila tu sí ben, ch’ei quí s’affidi
restar, senza gli Argivi. Allor fia lieve,
che il traditor di tradimento pera.
Eteoc. Sí, pur ch’ei pera; — e pur ch’io regni; ancora
breve stagion, l’odio e il furor nel petto
racchiuder vo’.
Creon.   Dunque di pace io ’l grido
spargo ad arte: di pace alle proposte
non cederai, che a stento: al par gli amici,
e i nemici ingannare oggi t’è d’uopo.
Ma, piú che a nullo, alla tremante madre,
d’ogni sospetto sia tolta anco l’ombra.