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ma tal non visse. — Il traditor non volli

punire io mai; caro a voi troppo egli era.
Il tempo al fin tutto rischiara, e tolta
ha dai vostri occhi la funesta benda.
S’io lo dannava a morte, udiavi a prova
di tiranno tacciarmi; e sí pur degno
parve ei di morte a’ suoi seguaci istessi.
Virg.o Null’uom tu inganni, no; cessa: ognun vede
l’autor di cosí orribile vendetta.
Ucciso Icilio, hai la tua causa iniqua
vinta omai, piú che a mezzo. Appio, prosiegui;
fanne udir la sentenza. — Ma, che chieggo?
Chi non la legge in queste armate schiere?...
E nel silenzio di Roma tremante?
Appio — Perfidi, e che? dopo che invan tentaste
ribellíon, se i traditori vostri
tradito v’han, me n’incolpate? Infidi
a infido fur; qual maraviglia? — A voi,
Romani veri, or parlo. Armate schiere
voi quí vedete intorno intorno sparse,
ma per l’util di Roma. Al vostro eccelso
voler concorde havvi chi opporsi ardisca?
Al certo, io no: ma, contra pochi, e iniqui,
assicurar la maestá di Roma
riposta in me da voi, ben io mi attento
d’imprender ciò. — Ma, i traditor son forse
spenti in Icilio tutti? — Olá, littori,
fra vostre scuri stia Virginio acchiuso,
fin che il giudicio segua. Egli a mal’opra
quí vien: ragioni, ov’ei pur n’abbia, esponga;
ma il tentar forza, a lui si vieti.
Numit.   Ahi lassa!
Virg.a Me misera! Anco il padre?...
Virg.o   È ver, son io
un traditor; son di Virginia il padre:
un traditor fu Icilio; erane sposo: