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atto quinto | 323 |
me dentro un mar di sangue troveresti.
Va, non tremare, ardisci, entra, lo svena. —
SCENA TERZA
Egisto, Agamennone dentro.
esci, or n’è tempo: in questa reggia or mostra
la orribil ombra tua. Largo convito,
godi, or di sangue a te si appresta: al figlio
del tuo infame nemico ignudo pende
giá giá l’acciar sul cor; giá giá si vibra:
perfida moglie il vibra: ella, non io,
ciò far dovea: di tanto a te piú dolce
fia la vendetta, quanto è piú il delitto...
meco l’orecchio attentamente porgi;
né dubitar, ch’ella nol compia: amore,
sdegno, e timore, al necessario fallo
menan la iniqua donna. —
Agam. Oh tradimento!
Tu, sposa?... Oh cielo!... Io moro... Oh tradimento!...
Egisto Muori, sí, muori. E tu raddoppia, o donna,
raddoppia i colpi; entro al suo cor nascondi
il pugnal tutto: di quell’empio il sangue
tutto spandi: bagnar voleasi il crudo
nel sangue nostro.
SCENA QUARTA
Clitennestra, Egisto.
Egisto Spento hai l’iniquo: al fin di me sei degna.
Cliten. ...Gronda il pugnal di sangue;... e mani, e veste,