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atto quinto 399



SCENA SECONDA

Garzia.

... Che ascolto? oh ciel! quí non portò suoi passi

Salviati? e Piero il dice? e a Cosmo il dice?
Funesta ambage orribile! Qual dunque,
qual sangue è quello, ch’io versava? Oh, come
rabbrividir mi sento! Eppur, qual altra
uccisíon pari delitto or fora?
Deh! vero fosse, che tutt’altri ucciso
l’empia mia mano avesse!... E chi trafitto
hai dunque tu?... Ma, ben sovviemmi; appunto,
quand’io n’usciva ansante dalla grotta,
quí Piero a me si appresentava; e incerto
stavasi... E che mi disse?... Oh! ben rimembro:
turbato egli era, e brama assai mostrava
di udire il fatto: ei mi attendea: suoi detti
rotti eran, dubbj, timidi... Giá dargli
angoscia tal, mai nol potea il periglio,
né di Salviati, né di me... Ch’ei stesso
ivi entro avesse aguato alcuno forse
teso in mio danno?... Eppur, pareami inerme
l’uom ch’io trafissi: ad assalirlo io primo
era; ei motto non fea... Che val? piú oscuro,
piú della eterna notte orrido arcano,
chi può spiegarti, altri che Cosmo, e Piero? —
Ma, d’insolito orror vie piú mi sento
raccapricciare: entro il mìo cor temenza
ignota sorge. — O dubbio, o tu, dei mali
primo, e il peggior, piú non ti albergo omai
in me, non piú. Si vada; io stesso, io voglio
veder qual morte...