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Pagina:Alfieri, Vittorio – Tragedie, Vol. III, 1947 – BEIC 1728689.djvu/27

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atto secondo 21
ne’ tuoi funesti pensieri di morte,

David fors’ei non ti porgea sollievo
col celeste suo canto? or di’: non era
ei, quasi raggio alle tenébre tue?
Gion. Ed io; tu il sai, se un brando al fianco io cinga;
ma; ov’è il mio brando, se i sonanti passi
del guerrier dei guerrier norma non danno
ai passi miei? Si parleria di pugna,
se David quí? vinta saria la guerra.
Saul Oh scorsa etade?... Oh di vittoria lieti
miei gloríosi giorni!... Ecco, schierati
mi si appresentan gli alti miei trionfi.
Dal campo io riedo, d’onorata polve
cosperso tutto, e di sudor sanguigno:
infra l’estinto orgoglio, ecco, io passeggio;
e al Signor laudi... Al Signor, io?... Che parlo?...
Ferro ha gli orecchi alla mia voce Iddio;
muto è il mio labro... Ov’è mia gloria? dove,
dov’è de’ miei nemici estinti il sangue?...
Gion. Tutto avresti in David...
Micol   Ma, non è teco
quel David, no: dal tuo cospetto in bando
tu il cacciavi, tu spento lo volevi...
David, tuo figlio; l’opra tua piú bella;
docil, modesto; piú che lampo ratto
nell’obbedirti; ed in amarti caldo,
piú che i proprj tuoi figli. Ah! padre, lascia...
Saul Il pianto (oimè!) su gli occhi stammi? al pianto
inusitato, or chi mi sforza?... Asciutto
lasciate il ciglio mio.
Abner   Meglio sarebbe
ritrarti, o re, nel padiglione. In breve
presta a pugnar la tua schierata possa
io mostrerotti. Or vieni; e te convinci,
che nulla è in David...