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SCENA TERZA
David, Saul, Abner, Gionata, Micol.
Saul Che veggio?
Micol Oh ciel!
Gion. Che festi?
Abner Audace...
Gion. Ah! padre...
Micol Padre, ei m’è sposo; e tu mel desti.
Saul Oh vista!
David Saúl, mio re; tu questo capo chiedi;
giá da gran tempo il cerchi; ecco, io tel reco;
troncalo, è tuo.
Saul Che ascolto?... Oh David,... David!
Un Iddio parla in te: quí mi t’adduce
oggi un Iddio...
David Sí, re; quei, ch’è sol Dio;
quei, che giá in Ela me timido ancora
inesperto garzon spingeva a fronte
di quel superbo gigantesco orgoglio
del fier Goliatte tutto aspro di ferro:
quel Dio, che poi su l’armi tue tremende
a vittoria vittoria accumulava:
e che, in sue mire imperscrutabil sempre,
dell’oscuro mio braccio a lucid’opre
valer si volle: or sí, quel Dio mi adduce
a te, con la vittoria. Or, qual piú vuoi,
guerriero, o duce, se son io da tanto,
abbimi. A terra pria cada il nemico:
sfumino al soffio aquilonar le nubi,
che al soglio tuo si ammassano dintorno:
men pagherai poscia, o Saúl, con morte.
Né un passo allora, né un pensier costarti
il mio morir dovrá. Tu, re, dirai: