Pagina:Alfieri, Vittorio – Tragedie, Vol. III, 1947 – BEIC 1728689.djvu/397

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quanto alle prime dieci tragedie che vi son ristampate, verrá bastantemente a fare la dovuta critica della prima edizione, stante le infinite mutazioni che in materia di stile vi si incontreranno quasiché ad ogni verso.

Ma, per dimostrare brevemente come io cadessi allora in errore, come penassi ad accorgermene, come cominciassi ad emendarmi, e come finissi (per ora almeno) sí di emendare, che di conoscer l’errore; mi prevarrò dell’esempio di un solo mio verso, che successivamente ho fatto in quattro diverse maniere; e di ciascuna assegnerò il come, il quando, e il perché. Io scelgo a bella posta un verso di nessunissima importanza per se stesso; un verso che non ha in se scusa alcuna, appunto perché non contiene pensiero né affetto nessuno; un verso in somma di quei tanti, che debbono come in uno esercito passare fra la moltitudine senza farsi né lodare, né biasimare, né pure osservare. Sta nel Filippo, atto IV, scena V, verso 20, della pagina 67, di questa terza edizione di esso. Parla Gomez a Isabella; diceva, nella prima edizione:

II. A quei che uscir den dal tuo fianco figli.

Questo verso è difettoso per molte ragioni. Intralciato di collocazione di parole, perché figli è troppo lontano da quei: spiacevole di armonia, perché ha tanti monosillabi mal collocati, e principalmente uscir den dal: questo verso, finalmente, è triviale altresí, per via di quella sola parola quei, che particolarizzando una cosa che non lo deve essere, si rapprossima quindi assai troppo al parlar familiare. A chi vorrá vedere la gradazione per cui l’autore è venuto a fare, non a caso, ma espressamente, questo verso intralciato e stentato (che sono i due caratteri distintivi del primo suo stile) basterá il sapere che questo verso è nato da un primo, che naturalissimo era e chiarissimo; ma che essendo troppo triviale e cantabile, o almeno tale parendo all’autore, veniva poi supplito coll’altro; ed il primo verso fatto, era questo:

I. Ai figli che usciranno dal tuo fianco.

Ed ecco il verso, che senz’arte nessuna si appresenta il primo a chiunque vorrá dire tal cosa. Ma, trovato dall’autore, come dissi, troppo cadente, per evitare questo difetto egli è caduto poi nell’opposto, facendogli succedere quel secondo irto e stentato. L’au-