Pagina:Alfieri - Rime scelte, Sansoni, 1912.djvu/158

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130 rime varie


Ad abitar la Gallica cittade
Mal mio grado mi tragge un signor cieco,
11 Che tutte sa dell’alma mia le strade:1
Ma tanta e tal malinconia vi arreco,
Che felice esser mai qui non mi accade,
14 Se non quanto in quest’ombre Amor vien meco.


CXXXII [clxxix].2

È incerto, se rimanere o no a Parigi.

Dubbio, per me piú crudo assai che morte,
Giorno e notte mi rode, ange3 e consuma;
S’io debba o no, tragger la lunga bruma4
4 Qui presso a lei, ch’è sul mio cor sí forte.5
So qual mi aspetta altrove orrida sorte;
So quanto in van di viver io presuma
Dove il suo raggio l’aure non alluma,
8 Dove non è chi il mio dolor conforte:
Ma pur, qual scelta, oltre il morir, mi è data?
Queste abitar di Senna inique rive,
11 Vera tomba d’ogni alma innamorata.
Scelta orribile, ad uom che d’amor vive;
La cui bollente fantasia turbata
14 Del gel del mondo fetido il proscrive.6


  1. 9-11. «Dopo quattordici e piú mesi non interrotti di soggiorno in Alsazia, partii insieme con la signora alla volta di Parigi; luogo a me per natura sua e mia spiacevolissimo, ma che mi si facea allor paradiso, poiché lo abitava la mia donna». (Aut., IV, 17°). — Un signor cieco, Amore. E il concetto opposto a quello del son. petrarchesco Solo e pensoso i piú deserti campi.
  2. Nel ms.: «16 febbraio, a cavallo, verso l’ordigno di Marly». Quest’ordigno è un’immensa macchina per levar l’acqua dall’acquedotto; un tempo aveva 14 ruote idrauliche, oggi sostituite da una macchina a vapore.
  3. 2. Ange, tormenta.
  4. 3. La lunga bruma, la lunga stagione delle brume, l’inverno.
  5. 4. Ch’è sul mio cor sí forte, che tanto può sul mio cuore.
  6. 14. Del gel, dal gelo. — Il proscrive, lo tien lontano; similmente il Petrarca (Rime, XXIV):
    Se l’onorata fronda, che prescrive...