Pagina:Alfieri - Rime scelte, Sansoni, 1912.djvu/32

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4 rime varie


Qual nembo suol cerchiar la mattutina
Stella1 foriera di sereno giorno?4
Greca, dich’io per certo, e peregrina,
Se miro al suo gentil dolce contorno:
Ma, se all’alto splendor, cui l’occhio inchina,2
Ch’ella è celeste cosa a dir pur torno.8
So che l’egregio Apelle, e Fidia industre
A Giuno, a Palla, a Cinzia, a Citeréa3
Davan fronte simíl; ma in mortal veste.11
So che tal fronte ancora Elena avea.4
Paride sol potría, giudice illustre,5
Questa a dritto appellar greca, o celeste.14


IV [xxxiii].6

Si pente di essere stato scortese con la sua donna.

Che feci? oimé! da que’ begli occhi un fiume
Uscía di pianto, e la cagione io n’era?
Io, duro cor, nato d’alpestre fiera,
Offesi, ahi lasso! un sí gentil costume?74
Io, cieco d’ira, al mio sovrano Nume
Scortese usai villana aspra8 maniera?
Pietà non merto; è ben dover ch’io pera,
O che in perpetuo pianto mi consume.8
Ogni tua lagrimetta un mar di pianto
Mi costi, è giusto; e in van si sparga, e in vano9
Mercé si chiegga, e si sospiri al vento:11
Né da pietà sia mai tuo sdegno infranto,
Se, ad espïar l’empio trasporto insano,
Io non ti caggio10 ai pié di doglia spento.14


  1. 3-4. La mattutina stella è Lucifero.
  2. 7. Dinanzi a cui l’occhio è obbligato ad abbassarsi.
  3. 10. Palla, Minerva; Cinzia, Diana; Citerea, Venere.
  4. 12. Elena, la infedele moglie di Menelao, re di Sparta, cagione della guerra di Troia e per cui «tanto reo Tempo si volse».
  5. 13. Essendo Eris, la Contesa, adirata perché nessuno aveva pensato ad invitarla alle nozze di Pelèo e di Tetide, si vendicò gettando sulla mensa nuziale un pomo con la scritta: «Alla piú bella». Poiché parimente vi aspiravano Era, Atena ed Afrodite, fu chiamato arbitro della questione Paride, figilo di Priamo, che dié il vóto alla terza.
  6. Questo sonetto, un po’ melodrammatico e fra’ meno sinceri del nostro Poeta, fu composto a Firenze, il 26 marzo del 1777.
  7. 4. Un sí gentil costume, una donna, abitualmente sí gentile?
  8. 6. Scortese, villana, aspra: troppi aggettivi per significare, in fondo, lo stesso concetto!
  9. 9-10. Il Tasso, di Tancredi, che gode di aver ferito Clorinda, senza saper chi ella fosse (Ger. lib., XII, 59);
    Gli occhi tuoi pagheran (se in vita resti)
    Di quel sangue ogni stilla un mar di pianto.
  10. 14. Non ti caggio, non ti cado; di simili forme arcaiche è uso ed abuso nel canzoniere alfieriano.