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120 vittorio alfieri


CLXXXIV.

Piacemi almen, che nel vagar mio primo
Di beltade in beltà, di regno in regno,
Nè per giuoco, non posi io mai l’ingegno
In amar donna del francese limo.

Le ripulse d’ogni altra assai più stimo,
Che i favor d’una Galla; il cui contegno,
Tutto artefatto e di superbia pregno,
Svela del cor l’ascosa feccia all’imo.

Beltà sì poca, ed arroganzia tanta;
Natura nulla; e non un dito a caso
Mosso, da qual simplicité, più vanta:

Fra due guance impiastrate un mezzo naso;
Un sentenziar che l’anima ti schianta...
Fetidi fiori in profumato vaso.

CLXXXV.

Sublime specchio di veraci detti,
Mostrami in corpo e in anima qual sono:
Capelli, or radi in fronte, e rossi pretti;
Lunga statura, e capo a terra prono;

Sottil persona in su due stinchi schietti;
Bianca pelle, occhi azzurri, aspetto buono;
Giusto naso, bel labro, e denti eletti;
Pallido in volto, più che un re sul trono:

Or duro, acerbo, ora pieghevol, mite;
Irato sempre, e non maligno mai;
La mente e il cor meco in perpetua lite:

Per lo più mesto, e talor lieto assai,
Or stimandomi Achille, ed or Tersìte:
Uom, se’ tu grande, o vil? Muori, e il saprai.