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rime varie 17


XXIX (1778).

O di terreno fabro opra divina,
Pario spirante marmo, immagin viva,
Che di favella, ma non d’alma, priva,
Finor sedevi di beltà reina:

Cedi il regno, che il cielo omai destina
A mortal donna, a cui null’altra arriva;
Cui forse invidia la tua stessa Diva
Nata fuor dell’azzurra onda marina.

Arte, audace assai troppo, ogni sua cura
Posta in formar di te cosa perfetta,
Già parea di sua palma irne sicura;

Ma, lunga etade a soggiacer costretta,
Dal suo letargo è sorta al fin Natura,
E fa questa mirabile vendetta.

XXX (1778).

Cessar io mai d’amarti? Ah! pria nel cielo
Di sua luce vedrai muta ogni stella,
Lo gran pianeta, che ogni cosa abbella,
Ingombro pria vedrai d’eterno velo:

Pria verran manco, al crudo verno il gelo,
Erbette e fiori alla stagion novella,
Al mio signor faretra, arco, e quadrella,
Giovinezza e beltade al Dio di Delo.

Cessar d’amarti? o mia sovrana aita,
Di’, non muovon da te l’aure ch’io spiro?
Fonte e cagion non mi sei tu di vita?

Principio e fin d’ogni alto mio desiro,
Finchè non sia da me l’alma partita,
Tuo sarà, nè mai d’altra, il mio sospiro.


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