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24 vittorio alfieri


XLIII (1779).

Qui Michel-Angiol nacque? e qui il sublime
Dolce testor degli amorosi detti?
Qui il gran poeta, che in sì forti rime
Scolpì d’inferno i pianti maladetti?

Qui il celeste inventor, ch’ebbe dall’ime
Valli nostre i pianeti a noi soggetti?
E qui il sovrano pensator, ch’esprime
Sì ben del prence i dolorosi effetti?

Qui nacquer, quando non venía proscritto
Il dir, leggere, udir, scriver, pensare;
Cose, ch’or tutte appongonsi a delitto.

Non v’era scuola allor del rio tremare;
Nè si vedeva a libro d’oro inscritto
Uom, per saper gli altrui pensier spïare.

XLIV.

Se al fuoco immenso ond’io tutt’ardo, il gelo
Vedi or frammisto di gelosa tema,
Donna, chi ’l fa? solo il sentir la estrema
Possa che in duo negri occhi accolto ha il cielo:

E il veder vano di modestia il velo
Contra l’ardente forza lor suprema.
Dunque, non è, ch’entro il tuo core io tema
Che Amor penétri con novello telo.

Ah! se in me pur sorgesse il rio sospetto,
Basterebbe un tuo candido sorriso
A far che mai non mi tornasse in petto:

Ben mi dolgo del troppo amabil viso,
Che in forti lacci ognun che il mira ha stretto.
Martír sì dolce, io nol vorría diviso.